GINO STRADA A CATANIA: NO ALLA GUERRA DOBBIAMO ABOLIRLA COME LA SCHIAVITU’ Gino a Catania

Dalla Sicilia Gino Strada lancia una campagna internazionale  popolare mondiale per la raccolta di firme per l`abolizione della guerra. «Noi di Emergency siamo titolati per proporre questo obiettivo: abbiamo curato milioni di persone in zone di guerra. Noi abbiamo avuto le mani nel sangue e nella merda. Incominciamo a spingere perché ci sia l`abolizione della guerra come si è fatto con la schiavitù. Bisogna proporre una solenne dichiarazione, come quella dei Diritti Umani, che dica che la guerra è abolita e non si può fare in nessun caso. Un principio inderogabile. Poi discuteremo di come risolvere i conflitti». E a farlo devono essere i cittadini, sono loro a doversi esprimere. «Se troviamo i meccanismi per fare esprimere contro la guerra 2-3 miliardi di persone i politici potranno rimanere ancora sordi? Le guerre si fanno per motivi economici. Gli Stati e i politici non ci regaleranno l`abolizione della guerra, dobbiamo essere noi a regalarla a loro perché a rischio sono anche i loro figli, le loro ville, le loro barche. Sarà una lotta dura, un impegno costante, ma bisogna costruire un mondo in cui non ci sia la violenza perché questo strumento non funziona». E che non funzioni lo dimostrano i 102 anni di guerra seguiti al primo conflitto mondiale quando, per la prima volta, vennero usati i gas e le armi chimiche. E lo dimostrano i 140 conflitti e i 240 milioni di morti dalla Seconda Guerra mondiale ad oggi. E a nulla sono valsi, finora, i tentativi istituzionali di fermare la guerra, né la Lega delle Nazione, né il Trattato di rinuncia alla guerra mai applicato – né le Nazioni Unite, nate dopo il 1945 per proteggere dalla guerra le generazioni a venire.

 

CATANIA. «Aboliamo la guerra, così come abbiamo fatto per la schiavitù. Anche l`abolizione della schiavitù sembrava un`utopia, ma oggi tutti sentiamo ribrezzo verso la situazione di un uomo schiavo. Bisognerebbe considerare la guerra alla stessa maniera». Quando Gino Strada – pallidissimo, lo sguardo di chi ha visto troppo dolore – inizia a parlare la sala gremita del Teatro Massimo Bellini ammutolisce. Corre come un brivido, la paura e la gioia di potere sperare, il pensiero che è possibile farlo scardinando una radicata adesione all`esistente. Gino Strada dice che fermare la guerra è possibile, è doveroso, è necessario. E si fa promotore, con Emercengy, di una campa- è una malattia che affligge solo la specie umana». Eppure fermarla è indispensabile e possibile perché «non possiamo permettercela nell`era atomica, perché abbiamo sviluppato capacità di distruzione e perché l`”orologio dell`Apocalisse” e sono gli scienziati a dirlo – segna appena due minuti e mezzo alla fine del mondo». Rifiutare e abolire la guerra significa eradicare i principali e devastanti problemi della società e spezzare quella catena atroce che lega le vittime civili di guerra, alla produzione delle armi, di profughi e di rifugiati fino alla guerra in casa tra chi si oppone all`accoglienza di chi fugge alla morte e alla distruzione.

 Un viaggio che Cecila Strada racconta a partire da una valigia, la valigia di suo padre, piena di piccoli oggetti che raccontano storie drammatiche. C`è la lastra radiografica di una bimba di Kabul di 7 anni con un proiettile in faccia, una tra i milioni di persone curare negli ospedali di Emergency. C`è un “pappagallo verde”, una delle mine antiuomo costruite con forme e colori fatti per allettare i bambini e per esplodere solo dopo essere state manipolate, cioè per uccidere i bambini in gruppo, accorsi a giocare. E ci sono le arme di tutti i tipi, prodotte e vendute soprattutto dagli Stati membri del Consiglio d`Europa (Usa, Russia, Cina, Francia, Germania, Inghilterra…) e acquistate dai Paesi quali India, Arabia Saudita, Algeria, Tunisia… Un meccanismo infernale che solo l`uomo può fermare. Perché, come diceva Brecht, «l`uomo può uccidere, ma ha un difetto: può pensare». Ed è a Franca Faita, una lavoratrice di un`industria che produceva mine antiuomo, la Valsella, che si deve, in Italia, l`avvio della campagna che, con Emergency, ha raccolto nel 1994 oltre un milione di firme che hanno portato alla messa al bando delle mine antiuomo.

«La valigia per un viaggio oltre la guerra» contiene anche le storie dei profughi, 65 milioni nel mondo che si spostano quasi sempre all`interno del Paese di provenienza o in quelli confinanti. «Solo il 6% sono in Europa: 1 su 10.000 in Italia, e 20 su 10.000 in Germania». E poi il fango e lo scempio dei campi profughi, e l`ostilità contro chi sbarca nel nostro Paese, come in altri. «E` la guerra in casa» fatta di accuse infondate, a partire da quella di portare malattie, mentre quelle che curano i medici di Emergency sono soprattutto quelle frutto di torture passate e quelle derivate dallo sfruttamento selvaggio dei caporali italiani. Per tutto questo bisogna abolire la guerra.

Diceva Teresa Strada: «Ognuno deve fare il proprio passetto e se ognuno lo facesse il mondo sarebbe migliore».

LA SICILIA      25-06-17    –  PINELLA LEOCATA