Occhi rubati al sole

Cuciti in viso,
due bottoni scuri e lucenti,Migranti1
piangono polvere,
fame blasfema
e inclemenza,
che una terra
offesa da un destino sgarbato
urla,
muta,
a chi osa ascoltare.
Quei bottoni,
aridi d’amore e di speranza,
sono occhi di pulcino
rubati al sole
e calpestati
da un buio mordace,
che li costringe
ad aria scarna,
paura densaMigranti 3
e luridezza.
La loro terra
ora  è uno sputo
che galleggia
su acque scure
e i più piccoli
ricordano così la prima volta al mare,
di come il sale,
gelido e infame,
sa insinuarsi
anche negli animi più gentili.
Di nuovo penso
alle giovani ovaiole,
a quei becchi
gonfi d’ira e disperazione,
che strappano piume e carne vivaMigranti2
e non si fermano
davanti a sangue amico,
ma cedono,
sconfitti,
a lame ardenti.
Così,
sconforto
e prospettive opache,
invitano
genti sfinite
a gesta indegne,
ma si stingono,
ammansite da promesse bugiarde,
solo in apparenza meno brutali.
Su queste facce
ritrovo la docilità del pulcino
e tu
non fermarti
al suo aspetto affabile;
guarda con occhi accorti
quanto resta dei pennuti maschi,
tritati vivi
perché bollati inutili
e tutti uguali,
accosta la loro morte ferina
a quella di chi ti assomiglia
e abbraccia la stessa stima,
ma un destino più infausto,
che ne prolunga le grida
e lo condanna
ad una fine sfumata.
Queste,
sono fabbriche folli
di cadaveri vivi
e anime annichilite,
dove lascia il suo spessore
ogni identità turbata.
Ad altri uccelli,
iniquamente privilegiati,
invidio invece le ali,
che si mostrano sorde
ai rumori indiscreti del mondo
e accarezzano
un cielo serafico,
per raccontare agli occhi
l’onestà
di confini ancora inviolati.
Un’onestà che noi,
scheletri ingrati,
vestiti di pari opportunità,
troppo spesso abbandoniamo
nell’ombra
d’uno sguardo sterile.

Marina Santini – Groane

Catania  giugno 2017 – Sbarchi migranti. Foto di Orianna Girardi